Il bacarozzo ubriaco

Camminare scalzo è ormai la normalità dopo quasi tre mesi di vagabondaggio x le isole del basso mediterraneo italiano, ed a volte il nero sotto la mia pianta del piede fa addirittura fatica ad andarsene dopo svariate passate di olio di gomito abbinato alla mia fida amica saponetta. Gli unici momenti in cui indosso le scarpe sono quelli in sella alla mia bici, che ormai da mille kilometri mi sta accompagnando in questa fantastica, colorata e profumata avventura; ma già questo è bastato a ridurle ai minimi termini.Lo sfregare del tallone ha sbrindellato il tessuto nella parte posteriore, la terra mista a sabbia e polvere le ha rese irriconoscibili da quello che pochi mesi fa erano, ed il sudore puzzolente della fatica non può più permettermi di versarci dello champagne dentro e brindare alla vita come si potrebbe fare in stile holliwoodiano con una scarpa da donna col tacco a spillo!
Anche io ormai provo disgusto a doverle indossare ma ancora il callo podologico, che col tempo è andato formandosi sotto i miei piedi, non è abbastanza spesso da contrapporsi ai miei pedali dentati! Ed è questo il motivo per cui la notte le tengo (insieme ai calzini) a distanza di sicurezza dal mio naso e quando possibile le lascio fuori dall'ambiente in cui vivo. Così è successo anche stanotte.
Alle 11 mi sveglio, faccio colazione, indosso scarpe e calzini e vado a prendere un caffè al bar per scroccare la connessione wifi (e siamo già alle 12 circa); dopodiché mi incammino verso l'alimentari per farmi fare il mio bel paninozzo da sbranare sugli scogli, quando all'improvviso sento qualcosa muoversi nella mia scarpa destra! Come preso da attacco epilettico inizio a scalciare manco fossi un cavallo da rodeo, colto da un istinto idiota che mi fa pensare che a quel modo possa liberarmi di qualsiasi cosa sia nella scarpa. Finalmente realizzo che così non vado da nessuna parte e col le mani piene di dita mi affretto a slacciare e sfilarmi la scarpa per scuoterla e liberarla dall'essere misterioso. Niente! A quel punto rimane un'unica possibilità. Che la bestia sia nel calzino. Con un acrobazia in bilico su una gamba, nel centro della piazza del paese, mi prendo la punta del piede e, come una ballerina di danza classica davanti ad uno specchio, stendo la mia gamba con una scioltezza che mai mi sarei aspettato dal mio quadricipite femorale. Il calzino si srotola al contrario con una perfezione quasi pitagorica e, dalla forza cinetica di tutta questa combinazione di gesti, una pallina nera viene fatta volteggiare nell'aere. La seguo con gli occhi manco fossi una Phantom che riprende a 600 fotogrammi secondo fino a sentire un sordo TOC!
"Ma che cazzo è?!?!" mi chiedo.
La risposta è li che si muove e scappa, barcollante e impaurita allo stesso tempo. Un bacarozzino che aveva scelto il mio calzino come ricovero notturno e che ora potrà raccontare ai suoi amici in giro di essersi fatto di puzza di piedi umani con annesso un viaggio infinito alla velocità della bici fino in paese...sempre che gli passi la sbornia e riesca a tornare dalle sue parti!

2 commenti:

  1. Povero bacarozzo, finire così in basso! Probabilmente ora sarà in qualche ricovero a disintossicarsi dopo l'overdose di puzza dei tuoi piedi!
    Carota

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    1. In verità lo hanno visto tentare il suicidio dalla scogliera più alta di Ustica, ma alla fine ha scelto di vivere per fortuna!

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